Da:http://www.legnanonews.com/news/25/26485/
Quanto volte lo si è sentito dire: “il matrimonio è la tomba della passione”.
Sarà un luogo comune, ma è vero che, in molte coppie, con la convivenza si modifica anche il modo in cui la sessualità è vissuta, spesso nella direzione di essere per uno dei due partner insoddisfacente.
Chiariamo subito: la sessualità è un aspetto importante della vita di coppia, ma non come vorrebbe il senso comune. Ci sono ottime coppie che non hanno un’intensa vita sessuale e pessime coppie in cui invece accade il contrario. Se anche il modo di vivere l’intimità tra due persone è frutto di una scelta, tutto dipende da quanto questa è frutto di un accordo comune, di un consenso reciproco.
Quindi non può esserci una reale intesa se non c’è l’impegno comune a raggiungerla. In questo senso ritengo corretto parlare di consenso, la sessualità vissuta come semplice dovere coniugale sarebbe al massimo mediocre.
Il patto che lega una coppia non è statico, cambia nella vita della coppia e il modo in cui la sessualità viene sperimentata tra i partner può essere tanto un rinnovo dell’alleanza coniugale, quanto una sua messa in crisi.
La passione vissuta intensamente all’inizio della relazione è espressione del reciproco donarsi all’altro e, contemporaneamente, pretendere l’altro. Il modo individuale in cui vivo la mia sessualità è escluso, nella ricerca di un comune denominatore che si “fa tutto” nella coppia, negando le specifiche differenza tra i due partner.
La passione, all’inizio, ha il compito di confermare l’unicità della coppia stessa, il suo essere speciale.
Con la convivenza si segna una svolta importante, significando essa la consapevolezza di poter contare su un patto, al limite si vive un po’ la tranquillità del “finalmente ti ho conquistato”.
Alla luce di questo la sessualità acquista un nuovo valore, ovvero ribadisce il consenso, lo rinnova, non lo deve più stipulare.
Al fianco della passione può emergere la complicità, la fiducia reciproca, l’accettazione reciproca.
Con il tempo ci si conosce di più, la sessualità diviene (sempre più) anche intimità. Si ha la sensazione di conoscersi di più e si può vivere in modo più profondo l’essere “alleati”. La sessualità “adulta” si fa “seria”, così come lo diviene la relazione di coppia.
Inevitabilmente diventano più chiare le differenze, tanto nella vita di tutti i giorni quanto nel modo in cui la sessualità viene vissuta.
Ovvero questa diviene non solo simbolo di reciproca appartenenza, ma anche di differenziazione, perché il “desiderio” è individuale e l’area condivisa della sessualità è solo una parte di come essa viene vissuta per ciascuno dei partner.
È evidente che una parte del mio desiderio di partner verrà comunicata, perché ha nelle sue caratteristiche la possibilità di essere comunicabile, un’altra parte invece resterà con me, forse perché temuta, forse perché si ritiene che l’altro non potrà accettarla. Quanto preme sottolineare è che dopo la convivenza le differenze emergono e che una buona relazione di coppia è in grado di valorizzarle piuttosto che negarle. Ovvero emerge la consapevolezza che non si è più un “tutt’uno” ma questa è (o meglio dovrebbe essere) la forza di una coppia non la sua debolezza.
Quindi se la convivenza è una messa alla prova del legame, altrettanto l’incontro intimo tra i due partner è chiamato a rispondere a questa nuova fase della vita in due.
Una vita sessuale avvertita come non soddisfacente potrebbe essere dovuta alla difficoltà legata al passaggio, da una fase di amore romantico, a una più matura della vita di coppia. I due aspetti si possono influenzare in modo reciproco: difficoltà nella relazione possono riflettersi nella vita intima, tanto quanto difficoltà nella relazione sessuale si possono riflettere nella vita di coppia.
Ma torniamo alla nostra domanda: l’effetto negativo della convivenza sulla vita intima di una coppia farebbe quindi riferimento alla possibile diminuzione o alla mancanza di desiderio da parte di uno dei partner. Il problema non starebbe, quindi, solo nell’assenza di desiderio stessa, quanto nel significato che ad essa viene attribuito: “non mi cerchi perché non mi ami più ... perché non mi vedi più con gli occhi di una volta ... perché non ti piaccio più ... perché pensi a qualcun altro o qualcun’altra”.
Ovviamente tanto più è vissuto come minaccioso il significato attribuito alla mancanza di desiderio, tanto più essa verrà vissuta come un problema.
Quello che spesso accade in queste situazioni è che ci si irrigidisce in una posizione per così dire “normativa”: chi sente ancora desiderio è nel giusto, chi non lo avverte è nel torto e deve cambiare.
È spesso per questo che viene richiesto l’aiuto terapeutico.
Sarebbe invece opportuno considerare l’esatto contrario, ovvero che la vita sessuale si basa sul contributo di entrambi sia nel bene che nel male, ovvero è necessario trovare un nuovo e comune consenso su cui basare anche la vita sessuale, una nuova forma che comprenda anche un nuovo modo di vedere me stesso e il partner, come persone che vivono un proprio desiderio, proprie aspettative e propri obiettivi.
Abbiamo solo accennato a uno degli aspetti più complessi della vita di relazione, continueremo a parlarne. Nel frattempo per qualsiasi domanda o considerazione vi invito a scrivermi.
Sarà un luogo comune, ma è vero che, in molte coppie, con la convivenza si modifica anche il modo in cui la sessualità è vissuta, spesso nella direzione di essere per uno dei due partner insoddisfacente.
Chiariamo subito: la sessualità è un aspetto importante della vita di coppia, ma non come vorrebbe il senso comune. Ci sono ottime coppie che non hanno un’intensa vita sessuale e pessime coppie in cui invece accade il contrario. Se anche il modo di vivere l’intimità tra due persone è frutto di una scelta, tutto dipende da quanto questa è frutto di un accordo comune, di un consenso reciproco.
Quindi non può esserci una reale intesa se non c’è l’impegno comune a raggiungerla. In questo senso ritengo corretto parlare di consenso, la sessualità vissuta come semplice dovere coniugale sarebbe al massimo mediocre.
Il patto che lega una coppia non è statico, cambia nella vita della coppia e il modo in cui la sessualità viene sperimentata tra i partner può essere tanto un rinnovo dell’alleanza coniugale, quanto una sua messa in crisi.
La passione vissuta intensamente all’inizio della relazione è espressione del reciproco donarsi all’altro e, contemporaneamente, pretendere l’altro. Il modo individuale in cui vivo la mia sessualità è escluso, nella ricerca di un comune denominatore che si “fa tutto” nella coppia, negando le specifiche differenza tra i due partner.
La passione, all’inizio, ha il compito di confermare l’unicità della coppia stessa, il suo essere speciale.
Con la convivenza si segna una svolta importante, significando essa la consapevolezza di poter contare su un patto, al limite si vive un po’ la tranquillità del “finalmente ti ho conquistato”.
Alla luce di questo la sessualità acquista un nuovo valore, ovvero ribadisce il consenso, lo rinnova, non lo deve più stipulare.
Al fianco della passione può emergere la complicità, la fiducia reciproca, l’accettazione reciproca.
Con il tempo ci si conosce di più, la sessualità diviene (sempre più) anche intimità. Si ha la sensazione di conoscersi di più e si può vivere in modo più profondo l’essere “alleati”. La sessualità “adulta” si fa “seria”, così come lo diviene la relazione di coppia.
Inevitabilmente diventano più chiare le differenze, tanto nella vita di tutti i giorni quanto nel modo in cui la sessualità viene vissuta.
Ovvero questa diviene non solo simbolo di reciproca appartenenza, ma anche di differenziazione, perché il “desiderio” è individuale e l’area condivisa della sessualità è solo una parte di come essa viene vissuta per ciascuno dei partner.
È evidente che una parte del mio desiderio di partner verrà comunicata, perché ha nelle sue caratteristiche la possibilità di essere comunicabile, un’altra parte invece resterà con me, forse perché temuta, forse perché si ritiene che l’altro non potrà accettarla. Quanto preme sottolineare è che dopo la convivenza le differenze emergono e che una buona relazione di coppia è in grado di valorizzarle piuttosto che negarle. Ovvero emerge la consapevolezza che non si è più un “tutt’uno” ma questa è (o meglio dovrebbe essere) la forza di una coppia non la sua debolezza.
Quindi se la convivenza è una messa alla prova del legame, altrettanto l’incontro intimo tra i due partner è chiamato a rispondere a questa nuova fase della vita in due.
Una vita sessuale avvertita come non soddisfacente potrebbe essere dovuta alla difficoltà legata al passaggio, da una fase di amore romantico, a una più matura della vita di coppia. I due aspetti si possono influenzare in modo reciproco: difficoltà nella relazione possono riflettersi nella vita intima, tanto quanto difficoltà nella relazione sessuale si possono riflettere nella vita di coppia.
Ma torniamo alla nostra domanda: l’effetto negativo della convivenza sulla vita intima di una coppia farebbe quindi riferimento alla possibile diminuzione o alla mancanza di desiderio da parte di uno dei partner. Il problema non starebbe, quindi, solo nell’assenza di desiderio stessa, quanto nel significato che ad essa viene attribuito: “non mi cerchi perché non mi ami più ... perché non mi vedi più con gli occhi di una volta ... perché non ti piaccio più ... perché pensi a qualcun altro o qualcun’altra”.
Ovviamente tanto più è vissuto come minaccioso il significato attribuito alla mancanza di desiderio, tanto più essa verrà vissuta come un problema.
Quello che spesso accade in queste situazioni è che ci si irrigidisce in una posizione per così dire “normativa”: chi sente ancora desiderio è nel giusto, chi non lo avverte è nel torto e deve cambiare.
È spesso per questo che viene richiesto l’aiuto terapeutico.
Sarebbe invece opportuno considerare l’esatto contrario, ovvero che la vita sessuale si basa sul contributo di entrambi sia nel bene che nel male, ovvero è necessario trovare un nuovo e comune consenso su cui basare anche la vita sessuale, una nuova forma che comprenda anche un nuovo modo di vedere me stesso e il partner, come persone che vivono un proprio desiderio, proprie aspettative e propri obiettivi.
Abbiamo solo accennato a uno degli aspetti più complessi della vita di relazione, continueremo a parlarne. Nel frattempo per qualsiasi domanda o considerazione vi invito a scrivermi.